sabato 25 ottobre 2008

Il libro della vita

Racconto di Silvia Seracini

A mio nonno Floriano

“Ben arrivato, Floriano. Posso aiutarti?”, sollevando uno sguardo placido dalle pagine dell’enorme catalogo sul quale ricadeva la sua lunga barba.
L’altro, dalla testa un tempo di un biondo-tendente al rossiccio stretta fra le mani, aveva appena voltato lo sguardo verso di Lui, lasciando scivolare i gomiti sul lucido bancone.
“E a te chi te conosce?”. Gli aveva puntato contro due occhi lacrimosi e spaesati.
“Ma sono io che ti conosco. Allora dimmi, cosa posso offrirti?” e, scostando la barba, aveva preso a far scorrere l’indice nodoso fra le righe di quell’immenso volume.
“E che me voi offrì: è da una settimana che in ospedale nun me fanno magna’.”
“Mi dispiace molto, Floriano. Purtroppo sul tuo libro c’era scritto proprio questo. E in effetti io non parlavo di cibo, ma di libri: non di solo pane…”
“Ma de che libro stai a parla’? Io mica leggo mai. Al massimo il quotidiano de Ancona, il bugiardo’.”
“Intendevo il libro della tua vita.”
“?”
“E, se mi permetti di aggiungere, ora che il prestito di quel libro è scaduto, puoi prenderne in prestito un altro. Scegli pure quello che preferisci.”
“Ma che stai a di’?”
“Parlo della tua vita. Quella nuova, intendo”.
“Io a questo qui nun lo capisco.”, serrando di nuovo la testa fra le mani.
“Ti vedo indeciso. Se mi posso permettere… prendi: questo libro ti cambierà la vita.”. Così dicendo, aveva arrestato il dito in corrispondenza di un codice sul catalogo. “Che ne dici di una vita tutta diversa da quella che hai già vissuto?”




“Ma io non la vojo cambià. A me mi piace la mia, con mi moje, e i nipoti. E ci ho pure i pronipoti, el sai?”
“Certo che lo so: ne hai tre. E ti dirò di più, un quarto è in arrivo. Io so tutto”. Così dicendo, aveva accennato un compassionevole sorriso.
“Ma quando posso torna’ a casa? Gina sarà in pensiero.”
“Mi dispiace: tu non potrai tornare a casa. Per lo meno non a quella di prima.”
“Ma che voi di’?”. Si era cominciato ad agitare, guardandosi a destra e a sinistra alla ricerca di una via di fuga.
“Ma ‘ndo’ me trovo? Chi sei te? Come faccio a torna’ a casa?”
“Mi dispiace. Floriano: devi prendere un altro libro.”
“Ma che libro e libro”, cominciando davvero a dare in escandescenze, “io vojo tornà a casa. Mi’ moje Gina me aspetta per pranzo.”
A quel punto il vecchio aveva per un attimo affondato gli occhi nel folto della sua barba candida, riemergendone con un sorriso pieno di grazia:
“Floriano, tu hai avuto un arresto cardiaco una settimana fa, alla tenera età di novantatre anni. Ti trovavi su un autobus e sei caduto spaccandoti l’osso del collo. Il tuo cuore ha smesso di battere per diciotto minuti, poi i medici ti hanno sorprendentemente (per loro, non certo per me!) rianimato. Ti hanno portato in ospedale ma le tue condizioni erano troppo gravi perché tu potessi farcela. Sei morto dopo una settimana, cioè oggi.”
“Nun ce posso crede.” Si era nascosto gli occhi dietro una mano.
“Dovresti. E sarebbe anche il caso che tu scegliessi un nuovo libro. Ti piacerebbe diventare un pescatore di pescecani?”
“Ma se non so’ nuota’! Io so’ nato in montagna.”
Il vecchio barbuto aveva cominciato a spazientirsi:
“Ma che montagna e montagna: quella è acqua passata! Puoi scegliere un libro nuovo di zecca! Non ci sono limiti alla tua scelta! Puoi cominciare una vita tutta nuova. Dai, su: osa.”
“Il bugiardo’ de oggi ce l’hai?”
“Niente più passato né presente: solo futuro.”
“Ma che futuro ce posso ave’ senza mi’ moje? È da sessantacinque anni che stamo insieme…”
“Floriano, su, fai il bravo: queste sono le regole.”
“E mi’ moje?”
“Anche lei fra un po’ dovrà restituire il suo libro… se non sbaglio – si fa per dire: io non sbaglio mai! – lo ha preso in prestito ben novantacinque anni fa.”
“Ma come faccio a ritrovalla?”
“Scegli un libro: magari ci sarà dentro anche lei”. Era stato costretto a barare. Non era il suo solito, anzi deplorava qualsiasi tipo di menzogna, ma quell’ometto sembrava proprio insistente.
“Vabbè, allora dimmi in quale libro ce trovo pure Gina.”
Il vecchio aveva represso un sbuffo di insofferenza – “il solito lettore coi paraocchi”, aveva pensato – e con un sorriso paziente aveva tagliato corto:
“Quello che ti pare. In tutti troverai Gina, se proprio ci tieni così tanto.”
Solo allora Floriano si era deciso a dare un’occhiata al grosso catalogo posto fra lui e il vecchio. Senza pensarci più di tanto, aveva appoggiato un indice (quell’indice che aveva finito per diventare gonfio e segnato dai graffi della brutta caduta sul bus) in corrispondenza di una riga.
Lo sguardo del vecchio canuto si era finalmente illuminato:
“Molto bene”, aveva mormorato fra sé controllando il codice DSBN. Poi aveva richiuso il volume con un tonfo, sollevando una nuvola di polvere stranamente profumata.
“Allora? Nun me dici che libro ho pescato?”
A quel punto il viso del vecchio aveva assunto un che di birichino:
“Come mai adesso tutta questa curiosità?”.

2 commenti:

inpuntadipenna ha detto...

Originalissima la soluzione narrativa con una lacrimuccia dolce che dopo averlo letto è praticamente impossibile trattenere...

psichechan ha detto...

molto molto carino,però ora sono curiosa uff.che libro avrà pescato?