sabato 25 ottobre 2008

Racconto di Valentina Pallotti

C’era un piacevole profumo di lavanda nell’aria. Nuotavo tra uno scaffale e l’altro, prendevo fiato, mi immergevo fino a raggiungere quelli più bassi e poi riemergevo, tiravo il naso all’insù per riprendere aria prima di una nuova immersione.
Aveva l’aria di un posto inesplorato, sotto quel sottile strato di polvere dei bellissimi scaffali di mogano, con il lodevole compito di tenere il peso della cultura. Ai miei occhi quello era uno dei posti più affascinanti in cui fossi mai stata, milioni di libri si arrampicavano su tutte le pareti, credo ce ne fossero anche sul soffitto, persino sul pavimento.
In quel momento mi guardavo attorno e l’unica cosa che volevo era essere un granello di polvere, infilarmi in silenzio tra quelle pagine, diventare parte di esse, e poi scivolare fino in fondo, lasciarle e sceglierne altre, con altri personaggi, altre avventure, altre emozioni.
Mentre gli occhi si riempivano di quella vista, sentivo il corpo in fibrillazione, le cellule impazzire, le papille gustative agitarsi, lasciavo che i polpastrelli accarezzassero le innumerevoli copertine, saltassero da un titolo all’altro, da un autore all’altro.
Finalmente quel posto era mio, dopo tanti sacrifici ero riuscita a mettere da parte la somma necessaria per comprare quella vecchia libreria; l’avrei messa a posto e sarebbe diventato un posto incantato, dove le persone si potevano innamorare, dei libri ovviamente.
Intanto fuori da quella porta la Vita scorreva tranquilla, incurante delle mie emozioni mentre uno ad uno prendevo i libri, li spolveravo e li accatastavo in un angolo in attesa di riportarli a nuovo splendore. Era dappertutto, nel traffico straziante che per tutto il giorno solcava la strada di fronte, nelle voci dei passanti, nelle suole delle scarpe che scricchiolavano mentre calpestavano l’asfalto, nelle ugole dei bambini piangenti perché le mamme non avevano comprato loro le caramelle da Miele&Felicità, negozio con cui la mia libreria divideva una parete…dappertutto appunto, ed un giorno entrò persino nel mio negozietto.
Ero così emozionata! Era la prima volta che ricevevo un cliente, e non sapevo come ci si dovesse comportare, se i capelli andavano bene arruffati o se era meglio pettinarli, se dovevo aiutarlo o lasciarlo libero di vagare per il mio universo. Optai per la prima opzione: me ne restai sulla mia poltroncina color cachè, aspettando ansiosa che fosse venuto da me a chiedere informazioni. Dopo aver fatto varie piroette tra i miei scaffali, si avvicinò, si mise seduto e cominciò a fissarmi…inutile raccontare il mio imbarazzo, cercavo di nascondermi tra le pagine del libro che stavo leggendo, facendo finta di non vedere che lui era a tredici centimetri dal mio naso, guardavo fuori dalla finestra, avvolgevo ripetutamente una ciocca di capelli intorno all’indice destro, ma lui niente, non si mosse. Ad un tratto si muove, estrae dalla tasca un pacchetto in carta zucchero; lo posa davanti a lui e si alza, va verso la porta e prima di richiuderla dietro di se mi sussurra >prendi: questo libro ti cambierà la vita<
Rimasi spiazzata, non sapevo come comportarmi, ma era evidente che l’unica cosa sensata da fare era aprire il pacchetto; così lo raccolsi e me lo avvicinai al grembo. Tolsi la carta zucchero e scoprii un taccuino dalla copertina color nuvola. Cominciai a leggere. Dalle prime parole mi ritrovai catapultata dentro la storia, come se l’ avessi già letta; sapevo quale parola avrei incontrato dopo quella che stavo leggendo, conoscevo le posizioni delle virgole, avevo già vissuto quelle sensazioni. Pian piano mi resi conto che quella storia era la storia della mia vita, che la protagonista che danzava tra le pagine ero io; insomma, quel libro parlava inspiegabilmente di me!
Andai avanti a leggere, e ad un certo punto mi fermo e mi ritrovo annoiata, stufa di girare la pagina perché già immaginavo quello che ci sarebbe stato scritto, in quanto tutte parlavano della stessa cosa, di una passione folle per la lettura, di una vita basata totalmente su questa. In quel preciso istante mi resi conto di quanto poco avessi vissuto realmente. Tutti i libri che avevo letto parlavano di avventure, di sentimenti, di passioni, di amori, di desideri; non erano noiosi, bensì avvincenti, inaspettati, cosa che non era stata la mia vita. Mi mancava tutto d’un tratto l’amore, l’amicizia, ma anche l’odio, il rancore…non avevo mai provato queste emozioni se non di riflesso nei personaggi dei libri che amavo, e per questo mi ritrovai ad essere profondamente triste.
Riaprii il libro e andai direttamente a vedere come finiva, ma mi accorsi che non c’era una conclusione a quella storia, che avevo ancora una possibilità di riscatto, che potevo cambiare. Capii che era ora di vivere quelle avventure che tenevo imprigionate nei miei sogni, di gettarmi nel flusso incessante della vita, in modo da dare al mio libro una conclusione degna, degna di essere la “mia” conclusione.

1 commento:

psichechan ha detto...

scritto molto bene.brava davvero